Il fascino di un elemento che seduce,
e ha sempre sedotto l’Uomo.
Il Fuoco.
Il fuoco è uno e multiplo,
è se stesso e ad ogni istante è diverso da sé.
Così lo descrive Eraclito ( VI – V secolo a.C. ),
il quale, dinnanzi alla stufa,
in compagnia di alcuni ospiti, esordì:
«Avvicinatevi, poiché anche là vi erano gli Dei» .
Lo stesso fuoco che Prometeo
(Promethéus, «colui che riflette prima» )
rubò agli Dei
per donarlo al genere umano,
generando le ire di Zeus,
il quale, per punirlo,
lo incatenò a una rupe
ai confini del mondo
per poi farlo sprofondare nel Tartaro.
Portatore di morte e di Vita,
generatore di ciò che genera sè stesso,
è portato nella fiaccola di Dioniso,
Dio nato dalla morte,
poiché venne estratto,
grazie alla mano di Zeus,
dal ventre di Semele,
morta folgorata.
Per essere riportato a nuova vita da Zeus,
Dioniso viene dilaniato e cucinato dai Titani
e dal fumo delle sue carni
sarebbero nati i mortali.
Il Fuoco unisce e divide due storie,
quelle tra l’apollineo e il dionisiaco.
Come Dioniso, scende negli Inferi
per il riscatto della madre Semele,
così Orfeo, figlio di Apollo,
per la sua Euridice.
L’uno ci riesce, l’altro no.
Il fallimento di Orfeo:
- la dimostrazione d’Amore
«Già di nuovo morendo [Euridice] non ebbe parole di rimprovero per il marito (e di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non di essere amata?)». (Ovidio, Metamorfosi – 8 d.C.) - oppure la mancanza di fiducia
«Ma ella andava alla mano di quel dio,
e il passo le inceppavano le lunghe bende funebri,
incerta, mite e senza impazienza;
chiusa in sé come un grembo che prepari una nascita,
senza un pensiero all’uomo innanzi a lei,
né alla via che alla vita risaliva.
Chiusa era in sé. E il suo essere morta
la riempiva come una pienezza.
Come d’oscurità e dolcezza un frutto,
era colma della sua grande morte,
così nuova che tutto le era incomprensibile».
(Rainer Maria Rilke, Orfeo. Euridice. Hermes – 1904)
E’ il fuoco che scatena l’impeto d’amore o la sete di conoscenza?
Fuoco o acqua, razionalità o impulso,
o entrambe?
Il confronto è tra due autori, tra due epoche, due storie, due elementi, due amanti, o forse tre.
Un’interpretazione del 8 d.C:
erede di una Pax Augustea,
discendente della grandezza ellenistica.
Una lettura novecentesca:
figlia dell’incertezza,
dell’ inquietudine di una crisi filosofica ed esistenziale,
fine di un secolo,
inizio della storia dell’Uomo
come salvatore e al contempo distruttore del mondo.
E se oggi potessimo riscrivere una nuova storia,
proseguirei quella di Rilke, che ha proseguito quella di Ovidio,
dove assieme ai due amanti compare Hermes,
il dio messaggero e psicopompo – guida delle anime.
«E quando il dio bruscamente fermatala,
con voce di dolore esclamò: Si è voltato -,
lei non capì e in un soffio chiese: Chi?»
E Rilke la fa proseguire, «incerta, mite e senza impazienza»
giacché non può più riconoscere il suo grande amore.
Ma forse dovrebbe proseguire «sicura, commossa e fiera»
giacché il marito dubita perché ama,
e amando l’Amore conosce il dubbio,
la Paura e il brivido di poter sfidare gli Dèi.
A.Ballati
Bibliografia
http://www2.classics.unibo.it/Didattica/LatBC/OrfeoRilke.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Orfeo
http://www.iisf.it/scuola/int_fil_greca/eraclito.htm#:~:text=Il%20fuoco%20%C3%A8%20uno%20e,stati%20completamente%20distinti%20e%20separati.
https://www.sapere.it/enciclopedia/Di%C3%B2niso.html#:~:text=Secondo%20un’altra%20versione%2C%20Dioniso,ebbe%20vita%20il%20genere%20umano.
https://www.storicang.it/a/orfeo-ed-euridice-mito-damore-e-morte_15128
https://www.900letterario.it/poesia/rainer-maria-rilke-tormentato-innovatore/#:~:text=Rainer%20Maria%20Rilke%20(Praga%201875,dell’uomo%20nella%20societ%C3%A0%20industriale.