Dunque un altro tassello nella revisione profonda del diritto di famiglia è stato posto !
Il progetto normativo che mirava ad accorciare sostanzialmente il tempo che intercorre tra la separazione e il divorzio ora è legge dello stato.
Una maggioranza parlamentare di tipo bulgaro (398 favorevoli e 28 contrari) hanno ratificato che, in buona sostanza, anche il matrimonio e quindi in realtà la famiglia o per meglio dire un concetto variamente definibile di relazione affettiva, che potrebbe anche comportare l’insorgenza di qualche prodotto del concepimento (si perché ora più che mai i figli saranno incapaci di elaborare il lutto della divisione genitoriale), è oggetto di gradimento consumistico-compulsivo, come tutti i beni e servizi a cui continuamente accediamo.
Ora visto che le leggi fanno cultura sociale, anzi molte volte esse cercano di anticiparla o quanto meno di renderla formalmente riconoscibile, possiamo affermare che siamo andati decisamente avanti nel progetto di far svanire l’istituto del matrimonio, come fondamento sociale, dal percepito popolare e sopratutto dall’orizzonte progettuale delle prossime generazioni. D’altronde dobbiamo considerare estremamente positivo il fatto che ci siamo uniformati agli usi europei in materia; anche se poi questa Europa a volte ci fa comodo a volte no.
Tutto sta andando per il verso giusto: circondare la famiglia fondata sul matrimonio e sulla relazione fedele e duratura tra un uomo e una donna, capace di costruire umanità e generosa fecondità, con un avvicinamento lento e progressivo. Una manovra che non arrivi mai veramente ad attaccarla in maniera diretta, ma che sia in grado di smontare, polverizzare, pezzo per pezzo ogni tipo di sostegno interno ed esterno (antropologico etico-valoriale come anche socio-economico) necessario e fondamentale a promuoverla e a sostenerla.
Come per esempio portare all’irriducibilità il conflitto tra la dimensione umana del lavoro, ovvero della realizzazione nella collettività di un bene comune e superiore al proprio interesse, e quella familiare e affettivo-relazionale, propria dell’identificazione e della realizzazione di se e della futura umanità.
Il lavoro viene trasformato , ridefinito in prospettiva prettamente consumistica, fondamentale per un mondo in cui regni una “cupiditas” finanziaria ipertrofica e divoratrice, e la famiglia, deve essere completamente svuotata di senso in quanto deleteria per chi mira a mantenere il potere. Le famiglie sono avvezze a risparmiare per progettare sul lungo periodo, non a consumare parossisticamente.
Il miglior consumatore è decisamente il single chiuso nella sua autoreferenziale solitudine, e fragile rispetto alle accattivanti proposte di cose sempre nuove. Egli è debole da un punto di vista emotivo e razionale, ma ancor meglio di lui sarebbe chiunque si potesse convincere di poter migrare da un orientamento sessuale ad un altro, all’interno della sua vita biologica. Si perché la sessualità e componente fondante e fondamentale della struttura della personalità, e quindi anche del comportamento d’acquisto.
Vuoi mettere: trasformare una singola unità biologico-umana in una serie di consumatori, unità biologiche che per inciso non devono più essere concepite e generate, all’interno di un atto sessuale, visto che le bio-tecnologie permettono questo e altro. Queste personalità ultra liquide oltrepassando l’umano e andando verso il trans-umano, percepirebbero anche il loro corpo e la loro psiche come oggetti modificabili a piacimento e quindi a loro volta generatori di nuovi bisogni e di nuovi mercati.
E se ci fermassimo ? E se fosse vero che ciò che è bello e pienamente godibile e anche ciò che rimane accanto a noi e che perdura nel tempo e malgrado il tempo ? Che quello che da senso alla nostra vita è in realtà quello che l’accompagna passo dopo passo e che riempie di significato ogni singolo istante ma anche tutta un’ esistenza nella sua globalità ? E se ci stessimo perdendo … ?