Correva l’anno 1794. Usciva Essai historique et patriotique sur les arbres de la liberté dell’abate Gregoire, membro della Convention Nationale, prete cittadino.
La convenzione emise un decreto per cui, in tutti i comuni della Repubblica in cui l’albero della libertà fosse perito, ne doveva venir piantato uno nuovo entro il primo germinale. Si affidava questa piantumazione e il suo mantenimento alla cura dei buoni cittadini, così che in ogni comune fiorisse l’albero della libertà, sotto l’egida della libertà francese.
La natura morente deve essere solo l’emblema del dispotismo.
La natura viva e produttiva, che rafforza e diffonde i suoi benefici,
deve essere l’immagine della libertà che
allarga il suo dominio
e fa maturare i destini della Francia.
L’albero deve:
– essere abbastanza forte per resistere al clima più freddo;
– essere scelto tra gli alberi di prima grandezza;
– l’estensione della sua ombreggiatura deve essere tale che i cittadini trovino riparo dalle piogge e dal calore sotto i suoi rami ospitali;
– essere di lunga vita;
– essere in grado di crescere in solitudine, in tutte le regioni della Repubblica.
Alberi della Libertà, alberi della Fraternità e… la loro rete radicale.
Le radici come rete sotterranea che unisce gli alberi di una foresta.
Gli alberi non sono separati gli uni dagli altri, ma formano, attraverso le radici, una rete sotterranea che li unisce in una enorme rete diffusa.
Una foresta è un super organismo, nato dall’interazione fra gli alberi che ne fanno parte.
Come in una colonia di formiche: sono tante le formiche che formano una colonia, ma l’intera colonia si comporta come se fosse un singolo individuo. Lo stesso accade per gli alberi.
Gli alberi sono legati in una comunità.
Una confraternita di alberi.
Il motto della Rivoluzione francese, “liberté, egalité, fraternité“, mai realizzato in alcuna reale comunità umana, è perfettamente realizzato nelle comunità vegetali, che vivono in un regime di perfetta condivisione attraverso le reti che le uniscono.
Non soltanto durante la rivoluzione del 1789, ma anche durante gli eventi del 1848.
Quercia o pioppo?
“Populus” è il simbolo dei popoli che abbracciano lo spirito della rivoluzione.
La Pianta per l’Uomo, l’Uomo per la Pianta.
Nella sola Parigi, ogni piazzetta, ogni slargo, cortile sufficiente ne ospitava uno.
Alzando la testa, sfidavano i tiranni.
60.000 piantumati;
in una rete invisibile che univa tutti i luoghi della rivoluzione.
A Parigi non esistono più.
Bersagli di rappresaglie, simboli visibili dovevano essere abbattuti.
Furono per una manciata di anni “Gli alberi di Napoleone”.
Poi il nulla: arrivò la Restaurazione.
Ancora nel 1848, i moti e nel 1871, la Comune.
Poi la deforestazione odierna.
Che l’albero della libertà possa per sempre alzare la sua maestosa testa.
Link all’articolo «Guarire in rete, come le piante». Maurizio Grandi, il medico che cura l’anima | AgricolturaBio.info