Sincretismo in Perù con vitigni italiani, barman statunitense nel viaggio del Pisco.
L’Etnofarmacologia del più antico distillato vitivinicolo del Nuovo Mondo da Lima verso il Sud.
Nasce a Ica Arequipa, Moquega, Tacna lungo la Panamericana dove si aprono, tra deserti, le valli verdi per l’acqua delle Ande. E’ la Storia di Hernando de Montenegro che nel 1532 piantò il primo vitigno, dando i natali a quel vino esportato in Spagna fino a quando gli iberici obbligarono i dazi doganali per proteggersi.
Otto varietà su cui la Signora è la Quebranta (perché con grappoli cosi grandi da spezzarne i rami) per il Prisco sour. Pressata l’uva, fermentato il mosto, distillato in alambicchi discontinui, filtrato. Se con una sola varietà Achoelo.
Mosto verde se si interrompe la fermentazione per un maggior tenore zuccherino da distillare. In purezza o, nel Capitan, con vermouth rosso e angostura.
Dall’Uomo alle piante, in un viaggio senza tempo.
Italia, Moscatel per il Pisco Punch con succo d’ananas.
Pisco sour, nato il 1° aprile 1917 grazie a Victor Morris con quebranta, succo di limone, albume d’uovo e due gocce di angostura.
Pisco come città portuale peruviana, come l’anfora di terracotta per la fermentazione e il trasporto, uccello in quechua, in ogni caso espressione di un popolo e di un paese, dal Carnaval, e Barrauco a Miraflores da Roberto Meléndez.

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