Giorni fa ho letto un incipit che mi ha molto incuriosito : “Non hanno tatuaggi, non sono gli chef che giudicano in tv, non sono hipster e sono lontani dal foodporn.” Sono semplicemente bravi osti, di quelli rustici, che hanno come obiettivo comune con lo stesso codice tra i tavoli delle loro osteria, dove il cliente viene preso per mano per vivere un’esperienza unica, assaporando il territorio nei piatti serviti. Piatti di alta qualità, legati alla tradizione ma in continua evoluzione, sani, con prodotti genuini selezionati attenti alla sostenibilità”.
Osti che vivono il futuro nel passato.
Confortato da questo sillogismo anche da un testo, La memoria geniale (Rizzoli) dove si sostiene che la memoria serve principalmente per orientare il futuro.
Osti e cuochi che si sono uniti per offrire nei lori territori piatti che continuano nel tempo, magari con qualche piccola correzione dovuta agli ingredienti a cucine più moderne.
Davide Paolini
Il Sole 24 Ore
27 agosto 2017