Le larve e le pupe delle api orientali, Apis cerana, sono più vulnerabili all’attacco del parassita Varroa destructor rispetto a quelle delle api europee, Apis mellifera: questo, però, consente alle colonie di api orientali di avere una più alta efficienza immunitaria e contribuisce alla loro sopravvivenza.

Entrambe come tutte le api, sono insetti eusociali, che manifestano un altissimo livello di organizzazione sociale, che va dalla cura cooperativa della prole alla suddivisione del lavoro tra gruppi in grado di riprodursi e altri sterili. Come tra gli imenotteri (formiche, api, vespe) e le termiti, nei crostacei.

L’immunità sociale gioca un ruolo fondamentale nelle strategie di sopravvivenza della colonia: le operaie adulte collaborano per individuare e rimuovere le larve e le pupe infestate dall’acaro.

Una colonia di api può essere vista come un superorganismo, nel quale individui di generazioni diverse svolgono funzioni comparabili a quelle delle cellule in un organismo pluricellulare. Individui vulnerabili possono dare un vantaggio al superorganismo e va contro l’assunzione comune che prevede necessariamente la presenza di individui “forti” per assicurare la sopravvivenza del gruppo. Fornisce un supporto alle teorie di “suicidio” negli insetti sociali, secondo le quali alcuni individui sono sacrificati per aumentare le probabilità di sopravvivenza della colonia.
Questo comportamento costituisce un analogo sociale dell’apoptosi, il meccanismo che previene la diffusione delle infezioni attraverso il sacrificio di parti dell’organismo e potrebbe costituire un efficace meccanismo di difesa degli insetti sociali per ostacolare la diffusione di malattie e infestazioni (Edward Wilson).

Frenare le ingenti perdite di colonie di A. mellifera è cruciale non solo per l’apicoltura, ma soprattutto per assicurarci i preziosi servigi di questi animali nell’impollinazione e nell’equilibrio dell’ecosistema.

Ricercatori dell’Agroscope e dell’Institute of Bee Health dell’Università di Berna (Svizzera), in collaborazione con Chiang Mai University (Tailandia) e la Zhejiang University (Cina,) rivista open-access, Scientific Reports, Nature.

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