di Elsa Veniani
Ci sono immagini che raccontano nell’istante di uno sguardo molto più di mille parole e non necessitano di commento alcuno. Basta contemplarle anche un solo attimo per lasciarsi pervadere dalla forza, dal coraggio, dalla determinazione, dalla potenza di cui divengono foriere. Talmente profondo è il significato di cui sono intrise da oltrepassare i confini della mente razionale e raggiungere il cuore di chi ancora sa cogliere nel gesto di una sola donna un atto che contempla l’umanità intera.
Una ragazza che da sola affronta una colonna di poliziotti israeliani diretti a sgombrare le case degli ebrei. Una giovane donna di cui nulla sappiamo e che di certo non avrà cambiato le sorti di quell’evento. Eppure in quel suo agire è chiamata a raccolta tutta la bellezza dell’energia femminile, dedita a difendere a costo della propria vita, quella altrui. Quel femminile che in qualsiasi situazione resta rivolto alla cura, all’accoglienza, alla protezione e disposto persino al sacrificio in nome dell’Amore di cui diviene custode.
Un femminile che ritroviamo ad esempio nelle tantissime partigiane italiane che durante la Resistenza non solo si sono occupate di garantire il soddisfacimento dei bisogni essenziali, procurandosi il cibo e occupandosi da sole della crescita dei figli, ma divenendo protagoniste della “Resistenza civile”, cioè di tutte quelle pratiche di lotta che non prevedevano l’uso della violenza, bensì del coraggio e dell’astuzia. Stampavano i materiali di propaganda e lo distribuivano, curavano e controllavano il transito delle informazioni, trasportavano e accumulavano le armi, le munizioni, i viveri, gli indumenti e i medicinali; svolgevano attività infermieristiche, allestivano i rifugi e i nascondigli per i partigiani. Il loro ruolo insomma fu decisivo, seppur mai riconosciuto.
E ancora, un femminile che ritroviamo nelle migliaia di mondine, donne coraggiose che, per amore della famiglia e dei figli, si sono sacrificate per guadagnare quel poco per poter sopravvivere. Schiena curva, punture di insetti, l’odore acre dell’acquitrino in cui erano immerse per dodici ore al giorno, sotto un sole cocente. Donne che insieme trovarono però il coraggio di ribellarsi alle condizioni disumane cui erano sottoposte per una paga peraltro misera. E ancora una volta, la forza e la fermezza, tipiche di un femminile ostinato nel suo manifestarsi, diventano protagoniste di quello che sarà un grande contributo alle conquiste sociali nel nostro Paese.
Un femminile che trova espressione in tutte quelle associazioni e movimenti in cui le donne, ancora una volta unite su un unico fronte, hanno lottato per ottenere diritti fondamentali, uno fra tutti il diritto al voto. Movimenti che ben presto si costituirono come soggetti politici in grado di avanzare rivendicazioni nei confronti delle istituzioni e ai quali dobbiamo i diritti ottenuti sull’uguaglianza di genere.
Donne di cui nessuno sa nulla ma del cui ardore, intelligenza, caparbietà e animo ancora oggi beneficiamo! Perché quello che oggi noi donne siamo è il risultato dell’agire di tutte coloro che ci hanno preceduto. Nonne, madri, figlie, mogli, sorelle di cui non ci sono certo tracce nei libri di storia ma i cui gesti e le cui azioni il corso della storia lo hanno cambiato eccome!
Mi chiedo quante di noi oggi raccolgano questa eredità e divengano precursori di un femminile che ancora una volta trasformi il mondo, traghettandolo dentro l’Universo dell’Amore, della Bellezza, della ricettività di cui è simbolo. E per far questo non occorrono gesti eclatanti che ci imprimano nella storia! E’ l’intento ciò che conta! Cosa ci spinge ad alzarci la mattina a fare la differenza! E ciò che ci induce a vivere un nuovo giorno non può essere solo un interesse personale, confinato alla nostra sola esistenza. Dovremmo desiderare ardentemente di voler suonare la nostra personale nota dentro una sinfonia che ci arriva da molto lontano e della quale non solo siamo chiamate ad esserne custodi, bensì ad arricchirla per poi tramandarla alle future generazioni, così come moltissime donne hanno fatto prima di noi.
Un gesto, piccolo o grandioso che sia, contempla l’umanità intera. Così come una goccia che cade dentro un liquido ne increspa e modifica l’intera superficie.
Oriana Fallaci scrive nel 1975: “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. […] Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi”.
Mi chiedo quante di noi oggi si considerino ormai “arrivate”, forse perché non abbiamo mai provato l’orrore di vivere sotto le bombe, o la morsa della fame per mancanza di cibo o la fatica devastante di un lavoro irrispettoso della dignità umana. Ma il viaggio per giungere a creare un mondo che sia espressione della Bellezza, dell’Amore, del Rispetto ritengo sia ancora molto lungo. Muoverne i passi per portarlo a compimento spetta a ciascuno di noi. E spetta soprattutto a noi donne, custodi e portatrici di quel femminile ostinato e caparbio di cui le nostre nonne ci hanno lasciato traccia, a indicarne la via.