Lo scontro del papato con la cultura moderna era cominciato nel Settecento, quando si affermò l’illuminismo e fu soppressa la Compagnia di Gesù.

Il Concilio Vaticano I, che si aprì a San Pietro l’8 dicembre 1869 che stabilì il dogma dell’infallibilità papale, fu l’episodio culminante di quel conflitto fra la Chiesa cattolica e la modernità. Interrotto per lo scoppio della guerra tra Francia e Prussia non riuscì neppure a concludersi e fu sospeso dopo che le truppe  italiane entrarono a Roma, il 20 settembre, e posero fine allo Stato pontificio,

Convocato da Pio IX (1846-1878) al termine di un ventennio drammatico, durante il quale erano state esasperate tutte le ragioni di conflitto col mondo circostante. Col Piemonte e, successivamente, con l’Italia unita a causa delle leggi che espropriavano lo Stato. Con la cultura liberarle a causa delle leggi che espropriavano i beni ecclesiastici e laicizzavano lo Stato.

La cultura liberale a causa dell’emanazione del Sillabo (1864) che ancora la Chiesa al mondo prerivoluzionario tagliava tutti i ponti col pensiero moderno. Con parte della stessa struttura ecclesiastica, per la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione (1854). I conflitti ad extra provocarono ad intra un movimento uguale e contrario. Il pontefice, rafforzato dal crescente consenso interno, propose la convocazione di un concilio, tra secoli dopo il Tridentino, per ribadire le verità cristiane contro il razionalismo e il liberalismo, che non davano più spazio ai valori soprannaturali.

“Civiltà Cattolica”, l’inizio del 1869 indicò lo scopo: proporre come dogma di fede l’infallibilità del papa, ciò lo avrebbe posto inevitabilmente ad di sopra della Chiesa. Un papa dichiarato infallibile destabilizzava tutti i poteri costituiti. I governi temevano che questo nuovo superpotere spirituale, internazionale e inappellabile, potesse diventare una minaccia.

Dopo sfibranti trattative fra le diverse anime presenti nell’episcopato, il 18 luglio 1870 nel corso di un apocalittico temporale che oscurò il cielo di Roma, fu approvato il decreto Pastor Aeternus, che affermava infallibili, per se stesso, le definizioni in materia di fede e di costumi proclamate dal Papa quando “parla ex cathedra”.

Il giorno seguente scoppiò la guerra tra Francia e Prussia.

L’Austria-Ungheria dichiarò estinto il concordato del 1855 perché il contraente vaticano aveva cambiato natura. Lo stesso la Baviera. La Svizzera espulse alcuni vescovi e il primo ministro inglese W. Gladstone affermò che la Chiesa di Roma era diventata una minaccia per lo stato. In Germania, Bismarck emanò durissime leggi antiecclesiastiche. (Kulturkampf).

Post correlati