La nostra antropologa, la professoressa Melissa Pignatelli, ci racconta, attraverso il testo di Arjun Appaduraj Sicuri da morire (Meltemi Editore, 2017), le conseguenze della globalizzazione, che ancor più in questi anni di pandemia, delineano un quadro sociale frammentato, di individui fragili e senza radici. Si contano centinaia di migliaia di gruppi etnici, che con i loro stili culturali, rappresentazioni sociali e spostamenti suscitano profondi dubbi su chi esattamente possa essere conteggiato nel “noi” e chi invece nel “loro”.
Caduta dell’identità culturale e sociale.
La “società liquida” di Bauman, la “modernità in polvere” e la “fluidità globale” di Appadurai, dipingono un quadro di incertezza, inevitabilmente costellato da forme idiosincratiche, con la mania del controllo, “ansia da incompletezza” e una sempre maggiore indole alla rabbia, alla violenza.
Rallentare il ritmo e ritrovare il valore della nostra identità attraverso l’Antropologia e la Cultura.
La proposta del Corso di Alta Formazione in Antropologia della Salute nei Sistemi Complessi è stimolare il pensiero creativo, ricostruire il terreno delle idee accogliendole nella loro diversità, identificare le forze storiche, ascoltare i conflitti sociali, e disegnare i contorni del futuro.
“Senza cultura
(Natalino Irti)
l’empirismo
è un cieco andare
per le vie del mondo,
un maldestro appoggiarsi
ora a questa ora a quella stampella, […]
la cultura
genera la concretezza di proposte
e la scelta di fini comuni”
Arianna Ballati