Sentio ergo sum.

Il dualismo dei Cartesiani, oltrepassato dal sentire.

La sensorialtà: cifra del primo giungere in questo mondo, codice primigenio della gestazione stessa.

Non più corpo fisico o pensiero immateriale, ma senso, che è sentire e trovare il significato, che è tocco, sguardo, odore, sorriso, postura, voce, cibo… è vita stessa ed è inscindibile impasto del fisico e del metafisico.

Le emozioni come porta del sentire, come correlato neuroanatomico della poesia del cuore, del sogno, del desiderio dell’anima.

Biochimica e biofisica effettori di armonia, musicanti per un direttore d’orchestra di cui intravediamo la guida nelle costanti universali, nell’arte della proporzione, nei segnali che tutto l’esistente, in ogni regno, minerale, vegetale, animale pro-getta nel vuoto di cui siamo fatti più che del pieno.

Le emozioni che plasmano il cervello del piccolo, le trame della futura resilienza, l’eroe che darà qualcosa al mondo.

Le emozioni che sono fattore epigenetico, che trasducono il mondo della madre in codici di molecole e vibrazioni del nascituro.

Le emozioni che condizionano il placebo e il nocebo lungo la via degli oppioidi endogeni.

E ancora… la relazione non riducibile al solo composto chimico tra il fitocomplesso e chi lo assume, l’impatto emotivo dell’esposizione ad un campo elettromagnetico…

Alchimia dei piani per pionieri dell’ignoto, dove l’ignoto è il senso, che sfugge e ammalia, e ti induce al viaggio, Odisseo docet, con il rischio di perdersi e il sogno di tornare.

Fare ritorno all’essere, dopo tanto immergersi nel fare fino a dimenticare l’anima.

Tornare alla Sorgente, questa volta con la coscienza di chi sa cosa vuol dire essere ad un passo dal perderla come siamo ad un passo dal perdere la connessione dentro di Noi e fuori di Noi, con il Pianeta di cui siamo Figli.

Un’emozione per tornare indietro: un’emozione perché è vera, senza se e senza ma, perché accade e quando accade risuona in tutti i piani, perché è linguaggio universale, oltre i linguaggi e le culture, perché è forza vitale che sospinge gli esseri, persino quelli elementari, perché è alleanza terapeutica.

Un’emozione è maschile e femminile assieme, in declinazioni peculiari che fanno la danza delle forze di eros.

Un’emozione è alfabeto psicosomatico.

Percorrere emozioni vuol dire ritrovare il coraggio, oltrepassare la paura, usare il cuore.

Non è retorica. Se c’è una strada, per tornare all’essere, invece che dissiparlo, è quella del sentire.

Amorizzare il mondo, Theilard De Chardin non ebbe paura di far toccare scienza e fede.

Se c’è una medicina capace di superare se stessa, è quella che accoglie il sacro, il segreto, l’unico di ogni individuo. È quella che mentre drena l’edema, spurga la ferita purulenta, tocca il malato, ama.

A come Apeiron e A come Amore, forse entrambe e reciprocamente parole d’ordine per l’unico viaggio possibile nell’impossibile di chi siamo davvero.

 

Maurizio Grandi e Erica Poli

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