Viviamo in una società post moderna fondata sul pluralismo di quello che si considera “valore”.
L’Unità culturale non viene da una globalizzazione forzata, ma attraverso il riconoscimento di ciò che è diverso da noi. Non tolleranza ma dialogo.
Il linguaggio è quello della Bioetica, divenuta zona franca dopo la sua secolarizzazione.
Se la Religione può essere stata (ed è) anche occasione di divisione, la Bioetica lo è di mediazione. Attraverso il suo humus di filosofia analitica, letteratura non rifiuta di riflessione teologica, ma la supera nell’esperienza pluralista dilatata nel ventunesimo secolo.
Alla conquista di una Pace “ad ogni costo”, che non è quel “qualsiasi costo” , in cui è sottointesa la perdita di identità.
La sfida tocca la sfera emotiva, spirituale, sociale, affettiva:
“Iatros philopophos isotheos” , il medico filosofo è simile a Dio, perché ha a cura la Salute “della Medicina” e la Salvezza “della Filosofia”. La radice è la stessa .
Alla base l’Eudaimonia, non come astratta indeterminata felicità, ma come bene comune, condiviso.
La globalizzazione sarà compiuta quando potremo dire “Io” pensando “Noi”.
E se in questi giorni, un telescopio ha trovato la nostra terra gemella, Kepler-452b, non saremo noi Uomini capaci di trovare Altri Noi stessi in tutti i continenti conosciuti?
“La Vita è come uno specchio: Ti sorride se la guardi sorridendo” (J.Morrison)